Riporto di seguito l'articolo che ho scritto per il numero zero del mensile di Ornella Trotta "I Fatti", nella rubrica che mi ha gentilmente concesso.
Questa rubrica nasce con l’intento di far distaccare dai ritmi frenetici, imposti dalla vita che conduciamo, dallo stress e dalle preoccupazioni che viviamo quotidianamente e che stanno pian piano affievolendo l’interesse dell’uomo per l’Ambiente, in particolare intraprendendo un viaggio tra le meraviglie naturali che ci offre il Cilento. Perchè come tutti nel profondo sanno, ma spesso tendono a dimenticare, l’uomo e l’ambiente che lo circonda vivono in una relazione che si potrebbe definire “simbiotica”. Questo nostro viaggio inizia quindi dal Parco del Cilento parlando di un suo abitante, il lupo (Canis lupus). Esso è un mammifero predatore ed appartiene alla specie di maggior mole tra i rappresentanti del suo genere (Canis). Vanta parecchie specie tra le quali il lupo delle foreste o timberwolf (Canis lupus occidentalis), il lupo artico (Canis lupus articus), il lupo nordamericano (Canis lupus nubilus), il lupo rosso (Canis lupus niger) e quello appenninico (Canis lupus italicus). Il lupo è ritenuto il progenitore selvatico del cane, che attualmente viene considerato una sua sottospecie (Canis lupus familiaris). Lupi e cani sono interfecondi, generano prole ibrida fertile, anche se in natura c’è bassa probabilità di incontro e ancor molto forti sono le complesse barriere comportamentali. Morfologicamente questo canide si distingue per il suo corpo slanciato, nervoso e agile, il muso allungato, le orecchie triangolari diritte e la fronte convessa. Le zampe lunghe e possenti portano alle estremità cinque dita per quelle anteriori e quattro per quelle posteriori. Il muso è caratterizzato dalla presenza di una zona chiara che circonda la bocca. Gli occhi obliqui e dal colore marrone, sono in posizione frontale e piuttosto distanziati tra loro. I suoi quarantadue denti hanno una forma tipica con la presenza dei caratteristici “ferini”, cioè quarto premolare mascellare e primo molare mandibolare particolarmente sviluppati particolarmente sviluppati per tranciare grosse ossa e tendini. Il colore del mantello, generalmente mimetico, è variabile tendendo verso toni più chiari nelle popolazioni settentrionali, dove le varianti monocromatiche (bianco e nero) risultano le più diffuse. Tuttavia, la colorazione più ricorrente è un grigio fulvo, misto a peli neri, più chiaro nella parte inferiore del corpo e varia sia con l’età dell’animale che con le stagioni. Durante l’estate il mantello acquista dei riflessi rossi, che volgono al giallo in inverno. Esso è formato da due tipi di pelo: uno lanoso e folto detto “borra” ed uno più lungo e scuro detto giarra. Pur non avendo particolari esigenze, questo canide ha come fattori limitanti la competizione con l’uomo, la disponibilità di prede e la presenza di habitat naturali integri. Nel Parco del Cilento l’impatto antropico è particolarmente avvertito dal lupo nelle aree di fondovalle e costiere, mentre nelle zone montane superiori ai 1000 m l’attività umana è ancora di tipo rurale, adibita al pascolo d’altura e alla gestione del bosco per uso domestico. Ed è proprio qui che gli interessi del lupo spesso si sovrappongono a quelli dell’uomo creando un rapporto di competizione con esiti negativi. Tre sono i tipi di risorse alimentari fondamentali per il lupo e presenti nel Parco: il cinghiale, il bestiame domestico (bovini e ovini) e le discariche di rifiuti solidi urbani. Questo predatore ha sempre avuto un fascino sull’uomo e, in questo senso, si spera a una sua rivalutazione da parte dei media. Inoltre la specie può essere considerata una risorsa economica per le aree interessate dalla sua presenza dato il fatto che potrebbe incrementare l’afflusso turistico.
Alessia Saggese
Alessia Saggese
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